sabato 30 maggio 2009

Autogestione

Il blog lo fate voi. E' il vostro posto!



mercoledì 27 maggio 2009

Vinicio, el burrito negro!

Les Planes, ore 8 del mattino.
"Angé Angé, è nato Vinicio. E' tutto tutto nero!"
Evviva Cesì. La tua voce al telefono mi ha trasmesso tanta di quella gioia che mi basta fino ai parti dell'anno prossimo.
Sono come Nadia, la mamma più felice del mondo!


p.s. grazie Duccio e prof Michele per le foto. Mi sento più vicina...

lunedì 25 maggio 2009

senti come suona l'Agricoltura Sociale

Oggi, come tutte le altre volte in cui mi ha dato qualcosa, il premio va al professor Francesco Di Iacovo. Grazie al suo impegno immenso ho potuto immergermi in iniziative come "Il progetto Farm therapy per le disabilità mentali" e "Isola di Gorgona: territorio, zootecnia e agricoltura sociale", allargare la mia mente che spesso è travolta da pensieri serrati come vicoli ciechi e capire che un veterinario può essere anche altro.

A partire da oggi, Pisa sarà protagonista in questo. Partecipare è come aprire gli occhi per una nuova musica nelle tue orecchie.
Fate finta che ci sia anche io.

venerdì 22 maggio 2009

El ferrocarrils

Non posso non dedicare la mia scrittura al FERROCARRILS. Mi passa a prendere tutti i giorni e mi porta in giro. Sempre preciso e puntuale. Le fermate le conosco a memoria, per le tante volte che l'ho frequentato. Linea verde ed arancione; non sono proprio complementari, ma si somigliano. Per arrivare a Barcelona: Baixador de Vallvidrera, Peu del Funicular, Sarrià, Muntaner, Gracia, Provenca, Plaza Catalunya. Per arrivare alla UAB: La Floresta, Valldoreix, Sant Cugat, Sant Joan, Bellaterra, Universitat Autonoma. Io sto al centro. Les Planes. Questa foto l'ho fatta il giorno in cui sono andata a cercare l'albero in mezzo alla strada. Come chi l'ha scattata non è bella, ma rende l'idea. Questo è il mio treno.

Non dico niente di nuovo, ma mi piace immaginarlo come uno sterminato flusso di persone. Paragonabile alle diramazioni delle grosse arterie. Tanti globuli rossi che si occupano dell'ossigenazione. Perchè le facce sono davvero pazzesche. "Facce da ferrocarrils". Basta andare in giro per incontrarle e riconoscerle. Mi piacerebbe fotografarle tutte ed attaccarle sulle pareti della mia camera. Ma non lo faccio perchè sono rispettose.

Mi viene in mente quando volevo fotografare gli occhi delle asine, perchè ti dicono come sono. Il lavoro dei muscoli pellicciai mi ha sempre colpito per la sua raffinatezza. Ogni microscopico movimento corrisponde ad un pensiero, ad un ricordo, ad una sensibilità. Non so chi li ha disegnati questi angoli, ma senz'altro è stato un artista.
Il viaggio che farrò sarà come stare nel ferrocarrils. Torno per una settimana in Italia. Credo sia importante. Ci ho pensato un pò, ma questo viaggio lo faccio per votare, per lavorare e...non so. Una settimana a spasso per l'Europa in posti che conosco e forse in altri in cui non sono mai stata.

Questo non c'entra niente, ma ho fatto una piccola ricerca sulla storia del diritto al voto. la chiamano conquista democratica. La parola conquista la capisco, democratica assolutamente no. Solo per questo vale la pena di partire.
Una volta, direi non molto tempo fa, potevano votare solo i cittadini maschi con una certa istruzione e con qualche soldo in tasca. Sotto la dittatura meglio non parlarne, tanto ormai è diventato inutile. Ci lasciamo mettere i paraocchi e pigliare per il culo e ricoprire di merda, come se tutte le vetrine fossero belle. Tanto, che importa, basta seguire la moda. No, no, no. Ci sono un sacco di cervelli che non ci stanno. Ah ah ah! Poi è arrivato il suffragio universale. Per l'italia 1946. Tutti in fila felici e contenti. Ma la camera dei deputati e quella che un tempo si chiamava dei fasci e delle corporazioni, sono ora ed allora la stessa cosa.
Non lasciamo che il cerchio si chiuda.

p.s. Ci vediamo presto. Spero. Aiutatemi ad incontrarci. Arrivo in ferrocarrils!

lunedì 18 maggio 2009

no slap, but caress

A proposito di cura...

...con lui io mi sento così

come questa cavallina in mostra nel circuito equestre di Sabadell questo fine settimana.
E' come accarezzare una curva.
E, chiaramente, tifo per lei.

p.s. pu-li-zia pu-li-zia pu-li-zia!

Naranjo y Amarillo. Ma non sono brava con i colori, come invece lo è Igone...

giovedì 14 maggio 2009

Il gregario

Gli elementi di oggi sono due, più o meno. Direi più meno che più (2-1=UNO).
Le cose che ti passano davanti, tipo una cometa, e quelle che ricerchi, tipo una stella.

Essere la ragazza degli asini è speciale per il senso di appartenza. E' come riconoscersi in certi valori. (In più, quando ti senti solo, basta pensare che sei un asino. E che solo un altro come te può capirti. E tutto passa).
Ogni volta che mi capita di raccontare a qualcuno che un giorno un asino mi ha attraversato la strada e così mi sono innamorata, il sorriso è inevitabile. Ed altrettanto la testimonianza. Così ha fatto AleAle. Che come al solito mi parla a modo suo. E a modo mio mi dice che esiste un legame tra questi alieni e i gregari. Perchè non smettono mai di pedalare, non penso abbia bisogno di spiegazioni. Fiducia vitale nei momenti difficili.

IL GREGARIO - Gianni Rodari
"Filastrocca del gregario
corridore proletario,
che ai campioni di mestiere
deve far da cameriere,
e sul piatto, senza gloria,
serve loro la vittoria."

El Raval è un quartiere pazzesco, almeno per me inusuale. C'è dentro tutto quello che in Italia viene proibito o soffocato, perchè tabù. Negozi di musica, libri e strumenti sempre desiderati, che nelle piccole città te li sogni e basta. Piazzette intime e palazzi logorati. Entri povero ed esci come una spugna. Soprattutto scorre accanto alla Rambla, alla portata di tutti.
Ieri mattina esco di casa con Giuseppina, la mia macchina fotografica. Dopo la UAB vado a Barcelona per comprare la cerveza, che qui a Les Planes ci sono solo foreste, e fare lo scatto imperdibile. Perchè l'altro giorno, in mezzo alle locandine dei vicoletti marci del quartiere, ho rivisto loro: i COCKNEY REJECTS. Cazzo. I Cockney Rejects. Pensavo non esistessero più. Tutta l'adolescenza mi passa davanti in un attimo. Derelitti, scarti, gente assai poco raccomandabile. Come me ragazzina e come me adesso. Come il grasso del prosciutto crudo, i filini delle banane, la buccia delle patate. I genitori del movimento Oi! Il mio primo punk. Praticamente la prima musica che ho ascoltato dopo i vinili e le cassette di Claudio Baglioni, Antonello Venditti, Bruno Lauzi, 99 Posse, Africa United. Avevo solo quelle e le consumavo. Le mattine dei 15 anni si passava il tempo al liceo, senza mai aprire un libro. Ogni pomeriggio al maneggio a coccolare i cavalli. La sera in piazze, bar e concerti in giro per la città. Cosenza. "Sono un ribelle mamma!" E la domenica allo stadio. Il calendario della Serie B lo conoscevo a memoria. Andata e ritorno. La curva sud non era stare dietro a un pallone, ma in mezzo a un campo, con i tuoi amici e le ginocchia sbucciate.


L'altra sera, quella della fiesta, tornando in macchina con Nuria e Igone dalla fermata di Les Planes a Les Planes, ero un pò stanca e 'svariopinta', ma giuro che l'ho visto. Un albero in mezzo alla strada. Ho pensato: "devo assolutamente ritrovarlo, devo ricordarmi questo giro di curve e ritornarci, magari fotografarlo, altrimenti parlo e la gente non mi capisce!" Subito dopo, o forse prima, mi ha colpito il grande rispetto che c'è in questa terra. Secondo me in altri posti lo avrebbero tagliato per farci passare la strada sopra. Ahi, que dolor. Un ingiusto sacrificio della vita. Perchè c'era prima lui, e il rispetto è doveroso. Non come quelle cose che, seppur preziose, si usano e si buttano via.
Un giorno ho sentito un brano rap spagnolo che ad un certo punto diceva: "...te doy el mio corazon tu curalo..."
Basta un pò di cura per raggiungere la chioma e volare?

Non so. Cosenza, Pisa, ora sono a Barcelona. E vorrei non smettere di arrampicarmi...

martedì 12 maggio 2009

Igone 2

sabato 9 maggio 2009

Igone

Igone mi ha svegliato. Per andare alla fiesta. Ieri pomeriggio. Stavo dormendo. Non sapeva come farlo. Si è messa a lavare le pentole. Prima. Poi è comparsa la musica. Una voce femmina felice e calda. Ho aperto gli occhi. Mi ha messo un fiore in testa. Non ci ho potuto fare niente. Azzuro. Allora mi ha dato un becito.

p.s. si vede che dopo il liceo artistico mi sono messa a studiare veterinaria?

mercoledì 6 maggio 2009

Filosofi e Montagne

Sono venuti a trovarmi papà e Daniela (sua moglie). Questo fine settimana. Sono venuti a trovare la città. Ma sto a Las Planas. Non importa, mi serve per imparare meglio la strada.

Li ho portati sulle montagne. Solo dopo ho capito il perchè.
Papà nasce come geologo, Daniela come flautista. Metamorfosi e musica, due motivi che si incontrano per arrivare in cima.
Quando si parla di Montserrat viene in mente il monastero, che dovrebbe simboleggiare il luogo sacro della Catalunya. Ma a me non interessa. La meditazione non si trova nei posti e non seguo le dita nel segno della croce. Con troppa facilità si dimentica che quello che conta è come arrivare in alto e non quello che si troverà. Adesso c'è un monastero fondato dai benedettini nel 1025, una grotta sacra, un chiostro, una madonna nera, un museo, delle piazze, un coro dell'escolania, un ristorante, un negozio di souvenir. Per arrivare un renfe, una funicolare, due cremagliere. Ferite nella roccia non più gravi di molte altre.

Ma queste forme mi hanno colpito in centro. Come quando si gioca a freccette e si fa un tiro da 100 punti. Si possono ammirare da qualunque angolazione, perchè sono tonde e dolci. Come il mio piatto preferito, le patate. E puoi anche non smettere mai di camminare.
Montjuic significa 'montagna dei giudei' e le tribù dei Celtiberi furono le prime ad occuparla. La sottomissione di questi al potere dell'antica Roma possiede un carattere contemporaneo.
Oggi la montagna è un enorme parco. Moltitudini di turisti ne visitano il castello, il palazzo nazionale col museo d'arte della Catalunya, la fondazione Joan Mirò, la fontana magica, ed i tifosi dell'FC Barcelona ogni due settimane occupano gli spalti dello stadio olimpico con le maglie rosso-blu e la cerveza in mano.


Dalla fortezza si vede tutta la città incastrata nella valle. Il porto commerciale è pazzesco, ti fa capire fino a dove può spingersi l'uomo. La costa è 'sturpiata' da migliaia di container e navi da crociera. Meglio chiudere gli occhi ed aprirli solo per sentire il mare e la natura.

Daniela mi parla continuamente di questo Erri De Luca. Credo di essermi innamorata della sua scrittura, scarna e profonda. Anche lui, a suo modo, parla di come arrivare in cima. Non so quante volte ho riletto le prime pagine del suo 'Il giorno prima della felicità'.
"...andò così la prima volta che salii sul balcone. dal finestrino a piano terra del cortile dove abitavo, il pomeriggio guardavo il gioco dei più grandi. il pallone calciato male schizzò in alto e finì sul terrazzino di quel primo piano. era perduto, un superflex paravinil un pò sgonfio per l'uso. mentre bisticciavano sul guaio mi affacciai e chiesi se mi facevano giocare con loro. sì, se ci compri un altro pallone. no, con questo, risposi. incuriositi accettarono. mi arrampicai lungo un tubo dell'acqua, discendente, che passava accanto al terrazzino e proseguiva in cima. era piccolo e fissato al muro del cortile con dei morsetti arruginiti. cominciai a salire, il tubo era coperto da polvere, la presa era meno sicura di quello che mi ero immaginato. mi ero impegnato, ormai. guardai in su: dietro i vetri di una finestra del terzo piano c'era lei, la bambina che cercavo di sbirciare. era al suo posto, la testa appoggiata sulle mani. di solito guardava il cielo, in quel momento no, guardava giù...buttai il pallone di sotto, ripresero a giocare senza badare a me. la discesa era più facile, potevo scendere la mano verso il tubo contando su due buoni appoggi per i piedi sul bordo del terrazzino. prima di allungarmi verso il tubo guardai veloce al terzo piano. mi ero offerto all'impresa per desiderio che si accorgesse di me, minuscolo scopettino da cortile. era lì con gli occhi sbarrati, prima che potessi azzardare un sorriso era scomparsa. stupido a guardare se lei stava guardando. bisognava crederci senza controllare, come si fa con gli angeli custodi. mi arrabbiai con me buttandomi lungo il tubo in discesa per togliermi da quel palcoscenico. sotto mi aspettava il premio, l'ammissione al gioco. mi misero in porta e fu così deciso il mio ruolo, sarei diventato portiere.
da quel giorno mi chiamarono 'a scigna, la scimmia. mi tuffavo in mezzo ai loro piedi per afferrare la palla e salvare la porta. il portiere è l'ultima difesa dev'essere l'eroe della trincea. prendevo calci sulle mani, in faccia, non piangevo. ero fiero di giocare coi più grandi, che avevano nove e anche dieci anni.
capitò altre volte il pallone sul terrazzino, ci arrivavo in meno di un minuto. davanti alla porta da difendere c'era una pozzanghera, per una perdita d'acqua. all'inizio del gioco era limpida, potevo vederci di riflesso la bambina ai vetri, mentre la mia squadra attaccava. non la incontravo, non sapevo com'era il resto del corpo, sotto la faccia appoggiata alle mani. nei giorni di sole dal mio finestrino arrivavo a risalire a lei attraverso un rimbalzo di vetri. restavo a guardarla finchè non mi lacrimavano gli occhi per la luce. i vetri chiusi delle finestre del cortile permettevano al riflesso con lei dentro di affacciarsi fino al mio angolo d'ombra. quanti giri faceva il suo ritratto per raggiungere il mio finestrino. da poco in un appartamento del palazzo era arrivato un apparecchio televisivo. sentivo dire che si vedevano persone e animali che si muovevano ma senza i colori. invece io potevo guardare la bambina con tutto il marrone dei capelli, il verde del vestito, il giallo che ci metteva il sole..."

Anche papà ha da dirmi qualcosa. Un suo amico ha scritto un libro sull'asino secondo Giordano Bruno. Ahi, questi filosofi. Sono andata a cercare "A l'asino cillenico" per dedicarvela:
oh beato quel ventr'e le mammelle,
che t'ha portato e 'n terra ti lattaro,
animalaccio divo, al mondo caro,
che qua fai residenza e tra le stelle!
mai più preman tuo dorso basti e selle,
e contr'il mondo ingrato e ciel avaro
ti faccia sort'e natura riparo
con sì felice ingegno e buona pelle.
mostra la testa tua buon naturale,
come le nari quel giudicio sodo,
l'orecchie lunghe un udito regale,
le dense labbra di gran gusto il modo,
da far invidia a' dei quel genitale;
cervice tal la constanza ch'io lodo.
sol lodandoti godo:
ma, lasso, cercan tue condizioni
non un sonetto, ma mille sermoni.

ed io che mi spaccio da eremita

certe volte non so proprio dove sia andato a finire il mio guardaroba.